I LOMBARDI ALLA PRIMA CROCIATA: l’ Opera come il Tango per essere vivi devono essere popolari

Giuseppe Verdi – I lombardi alla prima crociata – Enrique Santos Discépolo

Qualunque sia il teatro lirico nel quale stiamo per entrare i nostri sensi vengono immediatamente sollecitati, per primo l’udito da un concitato brusio di sottofondo, un parlare veloce a mezzo tono, che non disturba, crea l’attesa dell’inizio. Il secondo elemento al quale non ci è concesso di sottrarci è la luce del teatro, rimbalza sui velluti, sui palchi fino a toccare i tendaggi del sipario ed è lì che tutti noi focalizziamo la nostra attenzione.

Le luci si abbassano, il mormorio si affievolisce e nel silenzio assoluto, il direttore d’orchestra alza la bacchetta, l’orchestra suona, il sipario si alza e l’opera racconta una storia di vita.

I Lombardi alla prima Crociata di Giuseppe Verdi, rappresentata per la prima volta alla Scala, l’11Febbraio 1843, ritorna alla Fenice l’8 Aprile 2022, dopo oltre un secolo di silenzio dal suo debutto.

La trama è quanto mai arzigogolata, nel più irruente stile verdiano, racconta di una Faida Familiare: Pagano uccide il padre al posto del fratello Arvino di cui era profondamente geloso, avendo quest’ ultimo sposato la donna che lui amava, Viclinda e dalla quale  nasce una figlia, Giselda.

Fin qui tutto normale per le trame verdiane, gli intrecci familiari, l’esasperazione delle emozioni, la ricerca del dramma scenico, sono tutti elementi che il Primo Verdi porta già in scena.

É il sentimento della gelosia a governare l‘animo dei protagonisti, ma questa volta a differenza del Rigoletto o dell’Otello, i colpi di scena disorientano lo spettatore, al punto da perdere il filo della storia se non si conosce l’opera prima della sua visione.

Il primo atto è ambientato a Milano, siamo intorno all’ anno 1100, la scena si apre all’interno della Basilica di S. Ambrogio, dove Pagano viene accolto e perdonato dal lungo esilio e il Priore annuncia la partenza di Arvino per le crociate.  Ci si sposta nel palazzo di Folco, dove Giselda impedisce l’uccisione di Pagano, dopo aver scoperto la morte del nonno.

Nel secondo atto ci ritroviamo catapultati nelle stanze private del tiranno Acciano e subito dopo nell’ harem del suo palazzo e ci si domanda: “Ma come ‘è arrivata Giselda la figlia di Arvino ad Antiochia in Gerusalemme ed innamorarsi di Oronte figlio del tiranno?”

Si è talmente presi dalla bellezza di questa musica, dal coro che accompagna lo sviluppo scenico, che i dettagli della trama passano in secondo piano.

L’edizione andata in scena al teatro la Fenice è probabilmente quella che più si avvicina a come Giuseppe Verdi l’avrebbe voluta sentire interpretata nel 2022.

Il maestro Sebastiano Rolli alla guida dell’Orchestra alla Fenice ha saputo dirigere magistralmente sia l’orchestra che il coro, con la giusta dose di energia per sostenere il ritmo dell’azione e tenere alta la tensione nello spettatore.

Ci ha restituito tutta la bellezza di quest’opera che, per i rimaneggiamenti poco attendibili nel corso degli anni forse aveva perso la sua briosa lucentezza. Oggi siamo in grado di riscoprirla, grazie alla partitura   David R.B.Kimbell che  si è basato sulla copia  autografata di Giuseppe Verdi conservata nell’archivio storico Ricordi a Milano.

Michele Pertrusi, basso nel ruolo di Pagano, è praticamente perfetto e cavalca la scena, ma è in buona compagnia. Era da molto tempo che non avevo più avuto l’occasione di assaporare un cast così equilibrato, dove le voci si sostenendosi l’una con l’altra sono riuscite a risaltare vicendevolmente nella recitazione teatrale, le proprie caratteristiche principali.

La Giselda interpretata da  Roberta Mantenga è un’eroina romantica ma di carattere e tale forza ben è espressa dagli sbalzi e da una limpidezza di canto che raggiunge l’apice nella preghiera.

Oronte di Antonio Poli, finalmente un fraseggio chiaro e limpido, Mattia Denti ci regala un Pirro autorevole mentre Marianna Mappa riesce a dare personalità a Viclinda e Antonio Corianò un Arvino incisivo, ma sono le giovani voci di Adolfo Corrado, Acciano, breve passaggio ma intenso, Christian Collia priore della città di Milano e Barbara Massaro nella parte di Sofia madre di Oronte, a sorprendere e hanno le potenzialità di emergere nello scenario artistico non solo Italiano.

Riuscito è l’intermezzo della scena del ballo in chiave moderna, creato per accompagnare lo spettatore nella comprensione del dramma verdiano nel rapporto tra Pagano e Arvino, si è cercato una soluzione stilistica al vuoto di continuità che la trama ha.

L’operazione è talmente ben riuscita che ha suscitato applausi a scena aperta, l’esecuzione artistica dei due giovani ballerini vestiti da studenti porta in scena il dramma più antico; quello di Caino e Abele.

Peccato che nessuna recensione li abbia nominati.

Gli applausi del pubblico hanno ridato all’opera quel sapore di popolarità che oggi non ha più, ma non perché manchi la passione o la curiosità di crescere da parte di un pubblico attento, ma perché è difficile trovare oggi delle belle voci e delle voci che abbiano avuto il tempo di lavorare assieme ed amalgamarsi come è accaduto per questa edizione.

La regia, i costumi scenici, la scenografia, sono tentativi d’interpretazione che possono più o meno riuscire, ma non tolgono e non aggiungono niente all’opera in sé stessa, se prima la direzione orchestrale, l’orchestra, le voci dei cantanti ed il coro non sono in grado di eseguirla in modo virtuoso ed emozionare un pubblico popolare.

Valentino Villa, ha cercato di reinterpretare l’opera per catturare l’attenzione dei giovani e l’ha attualizzata Massimo Checchetto, scenografo e Elena Cicorella costumista, si sono adeguati alla linea definita da Valentino Villa per dare uniformità e continuità al messaggio artistico.

Operazione riuscita o non riuscita? 

Io non mi porto a casa il ricordo del coro vestito da infermiere, ma la passione con la quale ha cantato sì.

Ci si dimentica che l’opera lirica per rimanere viva deve rinnovarsi nella sua dimensione popolare, anche per il tango accade la stessa cosa, è il messaggio musicale ad emozionare, non l’ambientazione della Milonga.

Vi è un tango, la cui letra forse ci può aiutare a riflettere è stata scritta nel 1934.

CAMBALACHE /  Robavecchia

Tango 1934

 Musica: Enrique Santos Discépolo

Letra : Enrique Santos Discépolo

Traduzione Pablo Helman dal libro “Canzoni di una vita, canzoni di tante vite”

Che il mondo fu e sarà una porcheria

Già lo so…

(nel cinquecento sei come pure nel duemila!).

Che sempre ci sono stati ladri,

i machiavelli, i truffati, i contenti e gli amareggiati,

valori e falsità…

Ma che il ventesimo secolo sia uno sfoggio

di malvagità insolenti

già non c’è chi lo neghi.

Viviamo mescolati

In una meringa

Tutti immersi nello stesso fango

Tutti manipolati…

Oggi risulta che è lo stesso

Essere onesto o traditore,

ignorante, saggio o ladro,

generoso o truffatore.

Tutto è uguale!

Niente è migliore!

È lo stesso essere un somaro

Che un grande professore!

Non ci sono bocciati

 né graduatoria

gli immorali

ci hanno eguagliato.

Se uno vive nell’ impostura

e un altro ruba nella sua ambizione,

fa lo stesso che sia prete,

materassaio, re di bastoni,

faccia tosta o clandestino!..

Giuseppe Verdi – “O Signore dal tetto natio” – I Lombardi alla prima crociata

Enrique Santos Discépolo – Cambalache

“RITRATTI di Rosaspina Briosa”: FABRIZIO MOCATA: Maestro di sogni musicali

Fabrizio Mocata, compositore e pianista conosciuto ed apprezzato sia in Italia che all’estero, da Montevideo a Buenos Aires, per il suo formidabile talento fluido e versatile, ci accompagna tra le note del jazz e del tango alla scoperta della creatività musicale.

Raccontarsi con spontanea semplicità è il dono che solo i grandi hanno.

Vissi d’arte.

Buon ascolto dalla Vostra Rosaspina Briosa®️

Intervista Fabrizio MocataRosaspina Briosa

https://fabriziomocata.it

https://it-it.facebook.com/mocatapianohttps://www.instagram.com/fabriziomocata

Fabrizio Mocata e Fabián Bertero Cruzando Aguas

LA SPERANZA IN UN ABBRACCIO, TANGO ROYAL 2022 GENOVA

Palazzo della Borsa, sala delle grida. Genova

Oggi parliamo di associazione, perché la parola stessa evoca gli anticorpi più naturali prodotti dalla mente umana per salvaguardare e proteggere l’entità dell’uomo stesso, dalla disumanizzazione e dalla rinuncia a vivere una vita di emozioni. L’associazione è quella forma di rivoluzione gandhiana che nel silenzio cambia il corso di un fiume, è un vigoroso senso di appartenenza e ottimismo contagioso più forte del Covid stesso.

L’analisi etimologica della parola, ci aiuta a comprendere il significato, dal latino associare, composto da “a”; – verso e “socius”; – compagno, alleato.

Alleato, è il termine con il quale mi sento di presentare la persona di Alessandro Uccello che in qualità di socio benemerito, si è fatto carico di promuovere ed organizzare l’evento “La speranza in un abbraccio” tramite l’organizzazione Cuore solidale, al fine di raccogliere fondi per l’Associazione Alzheimer Ligure.

Non c’è niente di più terribile che provare la sensazione di soffocamento del vuoto, perché privati dell’abbraccio e dello sguardo di un altro essere simile a te, sei inchiodato dalla voragine del silenzio.

L’Alzheimer è una malattia degenerativa, che priva gradualmente la capacità di compiere quei gesti quotidiani della vita e mette a dura prova la comprensione dei familiari, l’amore, il rispetto, la devozione e le persone care, per accudire i propri malati, rinunciano a godere della libertà di disporre di sé stessi.

L’associazione Alzheimer Liguria nata nel 1993, ha fatto sua la missione di far conoscere i problemi legati alla malattia, cercando di aiutare i familiari dei malati, offrendo gratuitamente servizi di assistenza domiciliare, corsi di auto-aiuto, incontri informativi e una serie di iniziative volte a non privarli di questo abbraccio.

Chi, se non il “tango” poteva indossare i panni dell’ ambasciatore del mondo e divulgare attraverso il suo abbraccio la risposta all’isolamento fisico, affettivo e mentale.

 Tango Royal, è l’evento in programmazione per il 2021 al palazzo della Borsa sala delle grida Genova.

Tangueri e non, non potete non esserci!

La presenza con il vostro abbraccio e la libera donazione, sarà determinante, non solo per un aiuto concreto ai familiari attraverso la raccolta delle offerte, ma anche a tenere viva la speranza di una Italia progettuale, portatrice di uno stile di vita alternativo, dove la musica, la bellezza prevalgono sull’informazione mediatica effimera.

 Tanti sono gli artisti che arricchiranno queto evento, offrendo anche in questo periodo così difficile per loro, solidarietà gratuita. Non si può creare arte se non si ha la capacità di sognare e di donare.

Una maratona di tango che inizierà alle 9:00 e terminerà alle 3:00 del mattino del giorno dopo, un susseguirsi di iniziative, il cui filo conduttore è il tango in tutte le sue multiformi espressive:

artisti, atleti, maestri, musicalzador, studenti, ballerini, fotografi, tecnici e scrittori aderiscono con genuino entusiasmo.

Cuore solidale ha un motto: “aiutare chi aiuta fa bene al corpo e alla mente”.

Alessandro Uccello è una persona carismatica che ha saputo cogliere e riconoscere con lo sguardo chi ha il suo stesso entusiasmo per la vita ed ama e rispetta il tango profondamente – perché consapevole dei benefici che esso porta nella vita di chi ha la fortuna di praticarlo.

Le associazioni che hanno aderito ad oggi sono le seguenti:

La Bien Porteña A.C.S.D. Genova diretta da Romina Godoy 

L’ Accademia del Tango Genova diretta da Flor Labiano e Hernan Rodriguez

Pasos del Alma A.S.D. Genova diretta da Nicoletta Albrizio e da Fernando Trombetta

Arabesque A.S.D. diretta da Angela Quaquarella & Mauro Rossi ANyMA Garbagnate Milanese (Mi)

Lo storico Francesco Pedone Genova

L’ Associazione culturale Incantevole Aprile diretta da Patrizia De Franceschi eTino Giuseppe Jacovino Chiavari

Alessandra Costa e Massiliano Fontani Associazione Cad.e.t. (CBA) Genova

Delia Bellotti Genova

Maura Camozzi e Amedeo Monfradini Trezzo sull’ Ada Milano

Maria Eugenia Deanna Lesta e Santiago de Leon scuola creationtango Torino

La giovane Irene Trenzas Natali Genova

LuTango Genova  ph Luca Florenzano

Cuore Solidale Genova coordinatori Angela Lucerna & Alessandro Uccello 

Mauro Antolini (volontario) Genova

Amo Bailar A.S.D. Genova diretta da Simone Malatino e Daniela Aureri

L’ Associazione culturale Tangoinzago Inzago (MI) diretta da Colombo Ombretta e Rino Ferrara

La coppia  Sabrina Cordone e Stefano Mazzoni

El Huracan (tdj)  Torino

Paolo Monty Cesaretto (tdj) Genova

Luca Florenzano (tdj) Genova

Il Salone delle Feste Borghetto Santo Spirito (SV) di Gigi Cavanese

L’ A.N.M.B. sezione Liguria Presidente Silvia Foschia 

L’ Associazione Alzheimer Liguria  Presidente Giampaolo Cassinari 

 Nei prossimi giorni attraverso interviste mirate, ci sarà data l’opportunità di conoscerli un po’ più da vicino, così che quando ognuno di noi avrà modo di vederli di persona durante la manifestazione, non sarà intimorito a presentarsi e porre le domande che Rosaspina non avrà fatto.

Vi lascio tre le braccia di Pablo Neruda un vero tanguero dell’anima e vi aspetto Sabato 24 Aprile con la prima l’intervista programmata a Romina Godoy .

Rosaspina Briosa – Un tango con il tenore – © Tutti i diritti riservati

Pablo Neruda, La magia di un abbraccio
Intervista Alessandro Uccello
2019Milonga solidale La speranza in un abbraccio

8 Marzo 2021, il giorno del non ricordo

8 Marzo

J’ accuse .

L’ipocrisia galante della cultura, della politica, della religione di mascherare la disfunzionalità dell’ individuo, della famiglia, della società, camuffando e legittimando sentimenti e azioni in profonda contradizione tra loro.

Investire nell’essere umano, significa, investire nella conoscenza di se stessi, partendo da un educazione dei sentimenti e la capacità di esprimerli anche attraverso una comunicazione conflittuale, un processo che si inizia da piccoli e non si finisce mai d’imparare.

Ecco che le donne hanno un ruolo chiave in questa evoluzione di crescita dell’ essere umano. La nostra è una consapevolezza in movimento che, è tanto più efficace, quanto come individuo singolo siamo in grado darci valore. Riconoscere ed opporsi a comportamenti e messaggi disfunzionali, offensivi, di violenza psicologica e ricattatori, nella quotidianità significa oggi, come ieri, essere esclusi e talvolta isolati. Si inizia in famiglia, tra fratelli, genitori, nonni, tra i banchi dell’asilo, tra amiche all’aperitivo, tra colleghe in ufficio, tra mamme all’uscita di scuola e tra donne innamorate.

La conflittualità è una grande risorsa, un bene prezioso, se impariamo ad esprimerlo senza temerlo è il primo passo che ci porterà verso la conoscenza e quindi alla possibilità di scelta e di libertà.

VIva la Musica, Viva le Donne, per oggi è ancora un giorno di Festa !

Rosaspina Briosa – Un tango con il tenore – © Tutti i diritti riservati

LE “DIVINE” NELL’OPERA E NEL TANGO

Maria Callas – Paquita Bernardo

New York , 16 Settembre 1968

La luce dello specchio le rimandava il suo sguardo, ancora febbricitante per la grande emozione condivisa con il pubblico del Metropolitan.

Ricomporsi, ritornare emotivamente al qui e ora era uno sforzo intenso.

La voce era uno strumento tecnicamente perfetto, ma perché suonasse con quel pathos richiedeva l’immedesimazione totale e per fare ciò, lei si esponeva nuda, all’intimità emotiva.

La sua Lucia era lei stessa.

Sentì, in quell’attimo nel quale stava ancora vibrando per gli applausi ricevuti, un bussare deciso. Iniziò focalizzare il camerino attorno a sé, i piedi ancorati al pavimento e le mani non tremarono più. Silenzio.

Chi poteva essere?

 Gettò velocemente il batuffolo di cotone che teneva tra le mani nel cestino, si girò e disse: «Avanti.»

Non ci furono parole, entrambe nel silenzio con lo sguardo si abbracciarono, perché quell’energia inspiegabile illuminava ed inumidiva entrambe.

La consapevolezza del tempo e dell’orgoglio che le aveva tenute lontane, all’improvviso svanì……… non erano Divine erano Donne.

Oggi 8 Marzo 2021, ho voluto ricordare l’unico incontro avvenuto tra Callas e Tebaldi, perché anche la storia può essere riletta e possiamo noi donne evidenziare la collaborazione e non la rivalità, sia dal punto di vista artistico, lavorativo, familiare e sociale.

 Possiamo essere consapevoli dei ruoli e dell’immaginario che nei secoli ci sono stati cuciti addosso, ma di cui oggi abbiamo il diritto di rivendicare con determinazione. Siamo noi a decidere, perché valiamo e perché i tempi sono maturi per non farci tirare i fili come burattine, da stereotipi culturali che ormai ci stanno stretti.

L’inconscio archetipo ci vuole remissive e angeliche nell’immaginario collettivo o donne vampiro, estremamente sensuali in controllo del nostro potere seduttivo. Un contrasto forte con la realtà quotidiana, dove le donne sono invece sempre di più oggetto-sessuale e sempre di più economicamente non indipendenti, al punto tale, che la situazione attuale del Covid ne ha messo in evidenza la drammatica fragilità.

E se per l’opera ho voluto ricordare l’incontro tra Callas e Tebaldi, per il tango ho un solo nome da proporvi oggi: Paquita Bernardo, la signora del bandoneòn, giovanissima creò una sua orchestra in un momento storico non meno difficile di quello di oggi, dove la musica era il regno degli uomini e dove le donne in Argentina negli anni 20 erano come quelle di oggi ancora remissive.

Un talento, ed un amore per la musica che la porterà a rinunciare ad una dimensione femminile per rimanere completamente libera. Lo stesso Gardel desidera cantare sulle sue note e un giovanissimo Osvaldo Pugliese suona con lei, fu la sua fortuna, perché gli permise di accostarsi alla parte femminile che ogni uomo ha dentro di sé, confrontarsi con essa gli permise di rompere gli schemi musicali ed osare.

Paquita morirà a 25 anni per Tubercolosi, troppo presto, riuscì comunque a lasciare dietro di sé, le tracce del suo profumo.

Un altro profumo intenso, questa volta tutto italiano è quello di Emma Carelli, ma di lei parlerò nei prossimi appunti di viaggio. Anche il suo un profumo che rimase soffocato per troppo tempo, perso come tanti altri splendidi profumi di donne artiste, giornaliste, scienziate, politiche, profumi che la storia scritta da uomini per una società maschile tende a dimenticarsi.

È il profumo di donna che risveglia in ognuno di noi la parte migliore. Lasciatevi sedurre da questo profumo, non temetelo uomini e donne, noi ragazze siamo destinate a compiere cose grandi!

Rosaspina Briosa – Un tango con il tenore – © Tutti i diritti riservati

Paquita La flor de Villa Crespo
Renata Tebaldi: Cilea-Adriana Lecouvreur, “Io son l’umile ancella”.
Maria Callas: Bellini-Norma, “Casta Diva”

TOTI DAL MONTE E TITA MERELLO: L’indipendenza delle donne nella lirica e nel tango

Tita Merello – Toti Dal Monte

Il primo articolo di una pagina di blog non è mai facile da scrivere.

 La mente sollecitata da suoni e ricordi, mi ha messo profondamente in crisi. Scegliere, comportava la spiacevole sensazione di escludere qualcosa o qualcuno e questo non era l’inizio che volevo dare. Poi come spesso accade, la soluzione si presenta semplicemente davanti a te.

Due nomi, due icone opposte, con due vite profondamente diverse, ma la stessa autentica passione per la musica le accomuna.

Tita Merello, cresciuta in Argentina, Buenos Aires, nella povertà più assoluta, dove la paura e la vergogna, la spinsero ad esibirsi giovanissima al “Ba ta clan”, un teatro vicino al porto frequentato da marinai e gente malavitosa. Toti Dal Monte, giovane bambina orfana di madre all’età di sei anni, cresce protetta dall’affetto di suo padre, maestro di musica che intuisce la sua predisposizione musicale e la indirizza allo studio del pianoforte al conservatorio di Venezia. Per 8 anni vi si dedica con estremo impegno. Non sarà mai una pianista, le sue mani sono troppo piccole, non riesce a coprire un’ottava. È il sostegno del padre a darle forza di riciclarsi e l’insegnamento di Barbara Marchisio, celebre contralto, a curare la sua formazione di canto, senza chiedere alcun compenso. Ben diverso è il percorso di Tita Merello studia da sola e impara dalla vita di strada come proteggersi, utilizza il canto come arma di seduzione e prepotenza per difendersi. Arricchisce la sua voce di quella forza graffiante e passionale dettata da chi sa cosa significa soffrire la fame. Toti Dal Monte, nella cura ammirevole di chi credeva in lei, rafforza la sua volontà e determinazione tanto che a soli 23 anni debutta nel 1916, al Teatro alla scala di Milano in Francesca da Rimini di Zandonai nella parte di Biancofiore. La voce di Toti Dal Monte sapeva commuovere nel profondo chi l’ascoltava, aveva mantenuto la fiduciosa dolcezza che non si spezza difronte ai dolori più profondi della vita. Questo era il segreto della sua voce, la sua personale sensibilità e bontà d’animo le permisero di raggiungere interpretazioni così sincere da essere considerata da Toscanini la sua beniamina. Ragguardevoli le interpretazioni di Butterfly di Puccini, non disponiamo purtroppo di registrazioni con un suono pulito e l’ascolto diviene difficile se non si ha l’orecchio allenato. Il suo nome tra i giovani appassionati gira poco, perché le registrazioni storiche disponibili su youtube sono rare, ed è, soprattutto grazie a al concorso internazionali per cantanti che si tiene a Treviso ogni anno, che il suo ricordo rimane caro a tanti. Nel 1916 mentre Toti Dal Monte apre la sua carriera lirica nei più bei teatri italiani, Tita Merello compiva 12 anni e cantava a squarciagola scalza per strada, attirando già allora gli sguardi talvolta lascivi dei passanti, catturati dal quel suono angelico e passionale che la caratterizzò nel suo repertorio da adulta.   A soli 18 anni Tita Merello debuttò nel1922 come corista al Ba ta clan, cantò il suo primo tango “Trago Amargo” e conquistò il suo pubblico, con il suo sarcasmo e la sua presenza scenica. Da lì in poi nessuno più la fermò, teatro, cinema e radio, tutto prese con quella fame negli occhi che urlavano sono viva! Nello stesso anno Toti Dal Monte era ormai una soprana lirica internazionale: una primadonna mignon intimamente legata alla propria veneticità, da un cuore semplice e puro, perché, nella sua intimità non aveva mai lasciato la mano di quella bimba che nel suo lettuccio cercava ancora la mamma.

Ho scelto due brani tra i tanti che ho ascoltato. Una deliziosa Toti Dal Monte nel ruolo di Rosina, tratto dal Barbiere di Siviglia di Rossini e una mirabile interpretazione di Tita Merello nel tango milonga di Francesco Canaro “Se dice de mi” . Entrambe esprimono con il canto la voglia di non essere più la marionetta di nessuno e nella consapevolezza di sapere “chi sono” e “cosa vogliono” si oppongono ad una società patriarcale, che ahimè, ancora oggi vige. Tra i due testi scorre un secolo, ma la freschezza di dei brani e l’interpretazione di queste meravigliose “Divine” mette ancora oggi i brividi e rende attuale le due figure femminili.

Rosaspina Briosa – Un tango con il tenore – © Tutti i diritti riservati

TOTI DAL MONTE “Rosina” dal Barbiere di Siviglia di Rossini
TITA MERELLO “Se dice de mi” di Francesco Canaro

Note: Gazzettino 25 Gennaio 2015 Toti Dal Monte voce mai spenta

Note: La Tita de Buenos Aires di Marisa D’ Agostino