LIRICA E TANGO: LA CENTRALITA’ DELLA DONNA

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Quando decisi di intraprendere questa piccola ricerca sulle prime ballerine della storia nel tango argentino, mi aspettavo di trovare indicazioni sul web con facilità.

La convinzione mi nasceva dal percorso e dall’evoluzione della figura femminile nella lirica, nel bellissimo libro di Renato Tomasini “Le divine” è ampiamente documentato, quanto queste abbiano da subito avuto un ruolo e riconoscimento importante, come questo sia evoluto con la storia della musica e dell’opera.

La possibilità di far emergere e riconoscere i talenti femminili, nella storia dell’umanità è da sempre un percorso ad ostacoli, solo oggi, si inizia a comprenderlo, nascono dibattiti culturali, libri e mostre per cercare di salvare e valorizzare la memoria artistica e scientifica di grandi donne.

Nelle arti come la pittura, la composizione musicale, la scultura, l’architettura e la scrittura, si è quasi scientificamente voluto perdere e nascondere le prove storiche della capacità di talune, per proteggere e non rivoluzionare un sistema sociale, religioso e culturale, nel quale la cultura maschile, patriarcale era predominante.

Ma negli anni ’70 le discussioni più accese tra gli adulti a tavola e tra (maschi e femmine) bambini erano difendere le proprie posizioni di ruolo, di capacità intellettuale e predisposizioni naturali verso la scienza piuttosto che l’arte. Il concetto accettato era il diritto allo studio alle donne, ma le vere capacità geniali erano nell’uomo.

 Nella lirica, il ruolo delle donne confrontato ad altri campi dell’arte, è stato più semplice ed ha avuto un riconoscimento e legittimazione immediata, forse perché nell’immaginario collettivo la figura della Divina si sovrapponeva a quello delle Sirene di Omero.

Il materiale storico e bibliografico a nostra disposizione è notevole già a partire dal 2 Maggio 1589 nella sala degli spettacoli degli Uffizi, l’aristocrazia festeggia le nozze di Cristina di Lorena con il granduca Ferdinando con un grande spettacolo poetico musicale, di cui abbiamo testimonianza storica dettagliata.

Gli intermezzi musicali, a cui tutti attendevano di assister, avevano una duplice funzionalità, intrattenere ed inviare un messaggio politico culturale: Il potere della musica sulla civilizzazione umana, un ritorno ad un’età aurea garantita dai Medici, sotto il dominio delle arti.

Un messaggio molto attuale, quando leggiamo e ascoltiamo trasmissioni nelle quali si parla di un nuovo rinascimento italiano: dare forza e sostegno a quei progetti in cui la cultura, la valorizzazione del bello, possano essere il motore trainante alternativo alle logiche dell’economia globalizzata.

La prima figura scenografica era quella dell’ Armonia Doria, leggermente sospesa su una nuvola nel cielo blu, apparve la dea Minerva cantò con una voce celeste, Vittoria Archilei resterà nella memoria del tempo come colei della quale ha avuto origine il vero modo di cantare delle donne”, la voce femminile diventa interprete musicale creando una simbiosi tra ascolto e visione.

Non inganniamoci, dall’ apparente libertà della donna nel teatro, “le cortigiane oneste” erano quelle che praticavano la professione del teatro, ovvero stavano sullo stesso piano delle cortigiane di altro rango Veneziane e a quelle della Roma pontificia e cardinalizia, che raggiungevano fama e potevano esercitare i loro talenti solo con lo scopo dell’intrattenimento attraverso la poesia, il canto, la composizione musicale e la retorica. Ancora oggi il peso di queste convinzioni sono modelli di riferimento nelle relazioni sociale e lavorative, condizionano la carriera professionale artistica del mondo femminile.

 Il mondo maschile difficilmente accetta la condivisione ed il riconoscimento di pari capacità e opportunità con il mondo femminile, lo stesso accade nel mondo del tango, inizialmente ancora più marcato per il ruolo delle donne contestualizzato come semplice “follower” come  compagnia di facili costumi del maschio, nei bar, nei caffè e nei postriboli del porto. L’immagine femminile ne esce totalmente penalizzata e il ballo è considerato costumato e licenzioso.

Bisognerà attendere, lo sdoganamento dell’ alta Borghesia, l’interesse profondo del duca Luigi Amedeo di Savoia, grande appassionato di tango, (tanto che la Stampa di Torino riporta il 15 Dicembre 1913 un grande evento in onore del duca dove si ballò il tango), infine il nulla osta papale, di cui abbiamo ben cinque versioni documentate dello stesso evento in periodi e con papi diversi, certo è che il ballerino Casimiro Ain ballò il tango davanti al Papa. Tanto il ballo suscitava scandalo da richiedere l’intervento papale per tranquillizzare i vescovi e legittimarlo!

Se le prime donne della Lirica sono citate come “Divine”, le prime ballerine di tango non stanno su un libro di letteratura, ma su quello della cronaca giudiziaria. In un diario del 1862 si leggono i nomi di Catalina Barsolo e Francisca Diaz, esse furono arrestate perché stavano ballando e “cortando”, questo era vietato.

Chissà come se la ridono oggi, vengono ricordate nei manuali mentre, delle signore dell’alta borghesia di allora nessuno sa assolutamente nulla.

La storiografia  del  tango, dal suo sdoganamento morale da parte della borghesia e del  clero, riporta diverse testimonianze  artistiche al femminile che hanno dato un contributo all’evoluzione musicale, nel ruolo di cancionistas (cantante professionale) Rosita Quiroga morta nel 1984, conosciuta come il Gardel al femminile, scoprì il tango intorno ai 25 anni, non amava esibirsi in pubblico tanto che si ritirò presto, incidendo dischi e partecipando qualche volta alle trasmissioni radiofoniche ed ad un unico film “El canto cuenta su historia” del 1976, in piena dittatura, testimone silenzioso della pressione militare e politica che impedì la partecipazione di Mercedes Sosa .

 Altri nomi femminili risaltano nel panorama artistico,   Nina Miranda, Tita Merello   fino ad arrivare ai giorni nostri con Sandra Luna, una voce evocativa in grado di far vibrare la luce nel buio.

L’attività di compositrici e autrici di testi di tango, invece venne preclusa in modo sistematico e costante alle donne, furono innumerevoli le difficoltà incontrate da Francisca “Paquita” Bernardo (1900-1925) prima donna bandoneonista e sono risapute; visse troppo poco, a venticinque anni morì per tisi e compose solamente quindici brani, ma furono sufficienti a lasciare un segno nella musica del tango anche se non le permisero di registrare nessun disco.

Vanno ricordate la colta marchesa Eloisa d’Herbil, Rosita Melo, ” la dama del tango” Mercedes Simone  e Eladia Blàzquez  una delle cantautrici più longeve e stimate, scrisse per Piazzolla il testo di “Adios nonino”.

Desidero ricordare brevemente una grandissima artista che dette tanto al tango, ma purtroppo venne anche dimenticata nel momento del bisogno, l’Argentina in quegli anni non dimentichiamoci che stava passando il periodo più oscuro di tutta la sua storia: Azucena Josefa Maizani (1902-1970) una vita intensa per il tango, si esibì sia come  cantante che come  attrice. sieme a Gardel, da lui ammirata e stimata, ha imposto un nuovo modo di cantare il tango, aprendo le porte al periodo d’oro dell’interpretazione nostalgica dello stesso. Lasciò più di duecento registrazioni, di dove cantava con le orchestre più famose nel mondo, ciò non fu sufficiente a proteggerla dalla miseria, lavorò in locali di quart’ordine fino alla fine dei suoi giorni.

Nella lista infinita di splendide voci possiamo ricordare anche Libertad  Lamarque e tantissime altre.

La documentazione dell’evoluzione al femminile nel tango come tanguera intesa nell’espressione del ballo è nella fase iniziale meno documentata. Maria Rangola, detta “La Vasca” iniziò a ballare nel 1884 ed aprì la prima milonga, una sala da ballo frequentata da studenti, fantini gente per bene. Oggi lo stabile esiste ancora, la facciata è rimasta intatta, ma ne è cambiato l’uso commerciale, è divenuto un laboratorio per analisi. La speranza di un sogno è il recupero architettonico e funzionale di quelli che sono stati i luoghi storici e rappresentativi del tango possano venir rivalorizzati?

La tanguera viene nominata solo in quanto compagna della figura maschile, i nomi delle donne sono quelle legate a due milongueros più famosi: Ovidio Jose Bianquet “El Cachafaz” e David Undarz ”El Mocho”.

Amelia “La Portuguesa” compagna di David e ballerina calcarono assieme i più bei cabaret di Buenos Aires tra il 1915 e il 1930.

 E le ballerine legate al  El Cachafaz ?   tra il 1910 e il 1920, si alternano le tanguere Emma Boveda, Elsa  O’Connor e Isabel San Miguel ; fino all’incontro  nel 1933 con  Carmencita Calderon.

Carmencita, alla morte di El Cachafaz nel 1942, divenne a sua volta una leggenda, con lei abbiamo la prima “Divina” del tango. Il sostantivo acquista lo stesso peso e valore di riconoscimento nella Lirica, Carmencita Calderon per grazia e per carisma è la Malibran del Tango.

Maria Malibran voce indimenticabile, dolcissima ed unica, a 16 anni debutta in un concerto parigino da soprano, una bellezza sontuosa e angelica, intelligente, esuberante, discuteva con fervore e passionalità tutto quello che riguardava l’arte la musica e il canto, incarnava l’ideale romantico, era in grado di affascinare come non mai.

Carmercita Calderon ha molto in comune con la Malibran , la stessa sensibilità con la quale la Malibran governava i saliscendi della voce, Carmercita inventava ed adornava i passi di tango.

Carmercita  a differenza della Malibran, che morì a 28 anni cadendo da cavallo,  visse per 100 anni, morì nel 2005, circondata d’ affetto e sincera ammirazione.

Occorre arrivare agli anni cinquanta prima che un’altra donna venga seguita e riconosciuta leader  degli anni successivi, ribaltando il gioco dei ruoli nel tango per carisma e creatività:  Maria Nieves  è la compagna di Juan Carlos Copes, l’inventore del tango scenario.

Alla rottura della coppia di vita e artistica avvenuta dopo un sodalizio di cinquant’anni, Maria Nieves è  l’ Alma del tango, quello vero quello in cui la donna ha la consapevolezza di essere femmina e femminile, rivoluzionerà per sempre l’immaginario femminile del tango. Il film che ricorda la sua vita ed il rapporto con Juan Carlos Copes, Un ultimo tango è un piccolo grande capolavoro.

Da qui in poi, i nomi di grande tanguere, interpreti del tango sono riconosciute con la stessa valenza ed importanza dell’uomo, non vi è più l’etichettatura di follower legata ad un concetto di guida  passiva , ma di follwer come colei che con consapevolezza cede il controllo per la riuscita del ballo, nella ricerca della comunicazione e del piacere comune.

Concludo ricordando uno dei tanghi più famosi al mondo composto da una donna Rosita Melo, che scrisse il testo a soli quattordici anni, questo a dimostrazione che il tango non è uomo, non è donna, ma è sentimento reso in musica ”Desde el Alma

Buon ascolto da vostra Rosaspina Briosa ©️

El Cachafaz e Carmencita Calderón
Tita Merello “El choclo”
Maria Nieves
Gavito e Geraldine
Rigoletto, Giuseppe Verdi – Si! Vendetta Desirée Rancatore , soprano e Leo Nucci, baritono

FONTI:

Gobello Josè, 200 Mujeres y hombres que hicieron el tango, Ediciones Libertador

Tango Nuestro, Diario Popular, Buenos Aires, 1997

Josè el de la Quimera, I grandi ballerini del tango della storia

Silverio Valeriani

Tango y Tangueros

Tangologia grande guida del tango argentino di Gl Lala  Edizione Sigillo

Maria de la Vasca, Las primeras Milonga

Duca degli Abruzzi e il tango blog il 1900 sui giornali

TangoCaffe di Massimo Di Marco – L’argentina ha scelto le sue donne del XX secolo

Tacchi solitari “Tango e religone:tra storia e leggenda”

Socialtango 15 Novembre 2020, Francisca Bernardo

EMMA CARELLI E MERI FRANCO LAO, vita di “consapevolezza in movimento”

Meri Franco Lao – Emma Carelli

17 Agosto 1928 moriva Emma Carelli.

La sua fu una morte tragica ed improvvisa, un incidente in auto con la sua Lambda, perse il controllo, di ritorno da uno dei suoi viaggi.

Come era potuto accadere? Con questa domanda in mente ho iniziato a documentarmi.

Pochi anni prima nel 1926 il comune di Roma aveva deciso di acquistare il Teatro Costanzi, per poterne controllare la voce e trasformarlo in uno strumento di diffusione culturale del regime fascista. La scelta dell’acquisto, fu la soluzione finale per far stare zitta una donna; il cui impegno e risultati straordinari, come direttore artistico, avevano portato il Costanzi a divenire l’olimpo della lirica.

Emma Carelli, disturbava, non si allineava a nessuno stereotipo.

Da giovane soprano si caratterizzò fin dall’inizio nei ruoli drammatici, il dolore esposto della figura femminile rappresentava la forza interiore dei sentimenti di una donna e non più la fragilità angelica dell’eroina romantica. Si impose, a solo 22 anni, come riportato dalle cronache del tempo, per la sua intensa interpretazione nella parte di Margherita in Mefistofele, di Arrigo Boito. Ancora oggi è ricordata l’edizione del 1899, al teatro Costanzi, che la vide cantare con Enrico Caruso, definito il più grande tenore del mondo di cui quest’anno ricorrono i 100 anni dalla sua morte.

Era nata una nuova Divina nel panorama della lirica italiana.

Nella vita personale Emma Carelli, non si schierò mai apertamente con il movimento femminista, per lei la vera indipendenza nasceva dai fatti e non solo dalle manifestazioni in piazza. Coerente con le sue idee di indipendenza ella passò da prima donna nella lirica a diventare impresaria teatrale. Si individua un filo conduttore nel suo operato: non era donna da subire passivamente nessun torto. Si oppose con tutte le sue forze all’ ostruzionismo di Mascagni e a clima denigratorio portato avanti scientificamente dal regime fascista per delegittimare il suo operato e quindi toglierle il teatro.

Che violenza! Uno “Stai zitta” impostole dal regime, infangandone il nome e negandole un riconoscimento intellettuale, che avrebbe comportato come conseguenza ultima la cancellazione storica della sua memoria.

Renato Tomasino, nel suo libro “Le Divine”, dove presenta le biografie delle più importanti interpreti della musica lirica, ripercorrendone la storia dai suoi inizi ai giorni nostri, non la nomina tra le protagoniste del panorama artistico dei primi del 900.

Maschilismo intellettuale?

In questi giorni Michela Murgia presenta in libreria il suo ultimo lavoro dal titolo “Stai Zitta“, ed affronta queste tematiche, le stesse che subì Emma Carelli. Sono trascorsi 95 anni ed è cambiato ancora troppo poco.

Quindi cosa aggiungere, se non la consapevolezza contemporanea che una meravigliosa creatura di solo 51 anni, oggi diremo all’apice delle sue potenzialità creative, venne stroncata da uno stress post traumatico, causato da un dolore talmente forte dal quale non riuscirà più a riprendersi. Un dolore talmente intenso da alterare la percezione del “qui e ora”. Dolore vivo, di pensieri ricorrenti che le fece perdere il controllo dell’auto, come forse aveva perso il controllo emotivo della sua vita. Nel 1928, si registrò il più alto numero di suicidi femminili nella storia del nostro paese. Non si utilizzavano ancora i psicofarmaci come mezzo per controllare il pensiero evolutivo della donna come lo diverrà negli anni ’50, per mantenere funzionale un sistema patriarcale.

Emma Carelli moriva lo stesso anno in cui nasceva America Franco Lao, 1928, e mi piace pensar a quest’ultima, come la degna erede dello spirito indomabile di Emma. Quanto hanno in comune queste due donne, pur avendo vissuto in epoche diverse, entrambe si sono battute per i loro sogni.

Meri Franco Lao, eternamente in viaggio, sperimenta tutto, scrittrice, musicista, ricercatrice espressiva della gestualità nella danza; tutto della sua vita la porta verso il tango, era predestinata a questa Mirada.

L’incontro con Astor Piazzolla è un connubio di scambio culturale ed energetico, ricco perché emotivamente sincero, e nasce dal riconoscersi viaggiatori consapevoli. Leggendo gli articoli di Meri Franco Lao su Piazzolla (www.sirenalatina.com) schietti diretti dalle prime parole ne intuisci la forza del suo pensiero che non concede sconti a nessuno.

Forse nasce da qui, il dispiacere che ho provato nel leggere le diverse biografie a lei dedicate. Anche quella nella enciclopedia della donna, cattura l’attenzione del lettore, nominando un suo amore giovanile, che come tale forse, avrebbe dovuto rimanere custodito.

Peccato, che nessuna biografia maschile del soggetto fa riferimento a Meri Lao, come passione giovanile di lui e come forse questo dono prezioso che si scambiarono, abbia in qualche modo influenzato la sua vita di uomo e di artista, cosa che invece viene sottointeso in quella di lei. Che ironia, che tristezza legare all’immaginario collettivo il riconoscimento di un talento proprio di Meri Franco Lao alla visibilità dell’occhio di un uomo, ancora agli albori, prima che completasse il suo percorso di studi e di vita. Lei, proprio lei, che nel testo della canzone, “Un uomo senza donna”, conclude con questa domanda “che cazz’è che cazz’è?” ne fa il suo testamento letterario, legandolo alla frase anonima scritta nel 1969 sul muro dell’università del Wisconsin – Madison  “Una donna senza un uomo è come un pesce senza bicicletta”.

Cosa dire, solo una riflessione personale, siamo condizionati a livello inconscio e programmati socialmente e culturalmente per reagire di fronte a connessioni logiche ed emozionali, che sfuggono al nostro volere consapevole.

Meri Lao ha avuto i suoi “Stai zitta”, e più di uno, perché ha vissuto più a lungo di Emma Carelli, in una dimensione multimediale che le ha permesso di risuonare in tutto il mondo. Anche lei come Emma Carelli non era donna da subire in silenzio. E lo “Stai zitta”, che più le è pesato, è quello legato alla mancanza di riconoscimento dei diritti d’autore da parte della Siae per la sua canzone “Un uomo senza donna” utilizzato nel Film di Fellini, la Città delle donne. L’ emancipazione femminile nasce dal riconoscimento economico di parità al maschile. Mai come oggi al tempo del Covid, questo è di vitale importanza, non solo per la donna, ma per un senso di giustizia e dignità umana.

L’attenzione su questi fatti è un atto dovuto, perché il pensiero acquista valore nel momento in cui l’azione è coerente.

Ho allegato il link della sua testimonianza ed altri per approfondire gli argomenti trattati.

Buon ascolto e lettura a tutti.

Rosaspina Briosa – Un tango con il tenore – © Tutti i diritti riservati

Meri Lao intervista
Emma Carelli – Vissi d’arte (Tosca)

Note:

Articolo di Silvia d’Anzelmo : Emma Carelli tutte le battaglie di una prima Donna

https://www.emmacarelli.it/la-storia

Articolo di Elisa Berlin : Perché i psicofarmaci furono al servizio del patriarcato e impedirono l’emancipazione femminile.

https://thevision.com/attualita/psicofarmaci-emancipazione-donne/

Articolo di Meri Lao :

http://www.sirenalatina.com/wp-content/uploads/2012/08/Articolo-Analisi-musicale-Libertango.pdf

http://www.sirenalatina.com/wp-content/uploads/2016/07/Meri-Lao-Una-Donna-Senza-Uomo-ITA-ESPA.pdf

Articoli su Meri Lao:

http://www.enciclopediadelledonne.it/biografie/meri-lao/