Fabrizio Mocata, compositore e pianista conosciuto ed apprezzato sia in Italia che all’estero, da Montevideo a Buenos Aires, per il suo formidabile talento fluido e versatile, ci accompagna tra le note del jazz e del tango alla scoperta della creatività musicale.
Raccontarsi con spontanea semplicità è il dono che solo i grandi hanno.
Oggi parliamo di associazione, perché la parola stessa evoca gli anticorpi più naturali prodotti dalla mente umana per salvaguardare e proteggere l’entità dell’uomo stesso, dalla disumanizzazione e dalla rinuncia a vivere una vita di emozioni. L’associazione è quella forma di rivoluzione gandhiana che nel silenzio cambia il corso di un fiume, è un vigoroso senso di appartenenza e ottimismo contagioso più forte del Covid stesso.
L’analisi etimologica della parola, ci aiuta a comprendere il significato, dal latino associare, composto da “a”; – verso e “socius”; – compagno, alleato.
Alleato, è il termine con il quale mi sento di presentare la persona di Alessandro Uccello che in qualità di socio benemerito, si è fatto carico di promuovere ed organizzare l’evento “La speranza in un abbraccio” tramite l’organizzazione Cuore solidale, al fine di raccogliere fondi per l’Associazione Alzheimer Ligure.
Non c’è niente di più terribile che provare la sensazione di soffocamento del vuoto, perché privati dell’abbraccio e dello sguardo di un altro essere simile a te, sei inchiodato dalla voragine del silenzio.
L’Alzheimer è una malattia degenerativa, che priva gradualmente la capacità di compiere quei gesti quotidiani della vita e mette a dura prova la comprensione dei familiari, l’amore, il rispetto, la devozione e le persone care, per accudire i propri malati, rinunciano a godere della libertà di disporre di sé stessi.
L’associazione Alzheimer Liguria nata nel 1993, ha fatto sua la missione di far conoscere i problemi legati alla malattia, cercando di aiutare i familiari dei malati, offrendo gratuitamente servizi di assistenza domiciliare, corsi di auto-aiuto, incontri informativi e una serie di iniziative volte a non privarli di questo abbraccio.
Chi, se non il “tango” poteva indossare i panni dell’ ambasciatore del mondo e divulgare attraverso il suo abbraccio la risposta all’isolamento fisico, affettivo e mentale.
Tango Royal, è l’evento in programmazione per il 2021 al palazzo della Borsa sala delle grida Genova.
Tangueri e non, non potete non esserci!
La presenza con il vostro abbraccio e la libera donazione, sarà determinante, non solo per un aiuto concreto ai familiari attraverso la raccolta delle offerte, ma anche a tenere viva la speranza di una Italia progettuale, portatrice di uno stile di vita alternativo, dove la musica, la bellezza prevalgono sull’informazione mediatica effimera.
Tanti sono gli artisti che arricchiranno queto evento, offrendo anche in questo periodo così difficile per loro, solidarietà gratuita. Non si può creare arte se non si ha la capacità di sognare e di donare.
Una maratona di tango che inizierà alle 9:00 e terminerà alle 3:00 del mattino del giorno dopo, un susseguirsi di iniziative, il cui filo conduttore è il tango in tutte le sue multiformi espressive:
artisti, atleti, maestri, musicalzador, studenti, ballerini, fotografi, tecnici e scrittori aderiscono con genuino entusiasmo.
Cuore solidale ha un motto: “aiutare chi aiuta fa bene al corpo e alla mente”.
Alessandro Uccello è una persona carismatica che ha saputo cogliere e riconoscere con lo sguardo chi ha il suo stesso entusiasmo per la vita ed ama e rispetta il tango profondamente – perché consapevole dei benefici che esso porta nella vita di chi ha la fortuna di praticarlo.
Le associazioni che hanno aderito ad oggi sono le seguenti:
La Bien Porteña A.C.S.D. Genova diretta da Romina Godoy
L’ Accademia del Tango Genova diretta da Flor Labiano e Hernan Rodriguez
Pasos del Alma A.S.D. Genova diretta da Nicoletta Albrizio e da Fernando Trombetta
Amo Bailar A.S.D. Genova diretta da Simone Malatino e Daniela Aureri
L’ Associazione culturale Tangoinzago Inzago (MI) diretta da Colombo Ombretta e Rino Ferrara
La coppia Sabrina Cordone e Stefano Mazzoni
El Huracan (tdj) Torino
Paolo Monty Cesaretto (tdj) Genova
Luca Florenzano (tdj) Genova
Il Salone delle Feste Borghetto Santo Spirito (SV) di Gigi Cavanese
L’ A.N.M.B. sezione Liguria Presidente Silvia Foschia
L’ Associazione Alzheimer Liguria Presidente Giampaolo Cassinari
Nei prossimi giorni attraverso interviste mirate, ci sarà data l’opportunità di conoscerli un po’ più da vicino, così che quando ognuno di noi avrà modo di vederli di persona durante la manifestazione, non sarà intimorito a presentarsi e porre le domande che Rosaspina non avrà fatto.
Vi lascio tre le braccia di Pablo Neruda un vero tanguero dell’anima e vi aspetto Sabato 24 Aprile con la prima l’intervista programmata a Romina Godoy .
Vi è un luogo, dove lirica e tango si incontrano, si comprendono e si rispettano.
Le prime pietre ne forgiano il carattere e la bellezza, simulacro di quella architettura rinascimentale italiana, fatta di linee eleganti ed equilibrate, che ci hanno resi famosi nel mondo dal Bernini al Palladio.
Parlo del Teatro Colón di Buenos Aires, la cui realizzazione fu iniziata nel 1889 per opera di due architetti Italiani, Francesco Tamburini e Vittorio Meano, che ne vedono la nascita, ma non la realizzazione finale, completata nel 1908.
Il teatro Colón trasuda passione ancor prima della sua progettazione, quasi che il destino dell’uomo che ne disegnò la prospettiva architettonica, Vittorio Meano, con la sua vita rocambolesca e passionale, fosse predestinato a lasciare il suo nome legato a quelle pietre.
Un avvincente romanzo storico “C’era un italiano in Argentina”, scritto da Claudio Martino e Paolo Pedrini, delinea non solo un’epoca storica e catapultandoci nella Argentina di fine ‘800, ma fa luce ad una vera storia di intrighi, potere, soldi e tradimenti dietro alla costruzione del Teatro Colón pari all’omicidio di Michele Sindona per il crack del Banco Ambrosiano dei giorni nostri.
Francesco Tamburini, noto ed apprezzato architetto in Argentina, durante una visita a Torino ha modo di apprezzare i disegni innovativi di Vittorio Meano e lo invita a partire con lui per l’Argentina.
Meano accetta di buon grado, perché questa nuova vita gli permette di coronare il suo sogno d’amore, parte con la compagna Luigia che, pur di seguirlo, abbandona marito e figlio. Possiamo solo immaginare il dolore straziante dell’abbandono del figlio che quella donna provò allora in una società che non solo la condannava moralmente per aver scelto la propria felicità, ma le precludeva addirittura il diritto di madre; i figli erano tutelati per legge come proprietà del padre.
La bellissima Luigia parte con Meano, non sapendo a quale tipo di vita sarà destinata, probabilmente non immaginava che presto Meano avrebbe raggiunto grazie al suo talento, il successo sociale e uno stato di ricchezza ragguardevole.
La morte prematura di Francesco Tamburini nel 1891, causato probabilmente dal forte stress dovuto al tracollo finanziario per la crisi inflazionistica che colpi l’Argentina, lascia Vittorio Meano a capo dello studio di architettura più importante di Buenos Aires.
L’ architetto Meano, modifica ed apporta migliorie sostanziali al progetto iniziale di Tamburini, si avvale della collaborazione per i lavori della impresa di costruzioni Ferrari che dopo pochi anni fallisce. Responsabile dei lavori maneggia i fondi destinati alla costruzione e li distribuisce, il sospetto di illeciti si fa strada, la stampa e l’opinione pubblica chiedono chiarezza.
Ne nasce un processo che lo vede unico imputato e responsabile di corruzione complessiva.
Oggi lo definiremmo un sistema di tangenti.
Meano non ci sta, lo fa capire probabilmente ai suoi amici di merenda, poco dopo, lo scandalo, assassinato per mano dell’amante della bella Luigina.
Una storia di passione dove il coltello è l’arma con la quale si regolano i conti tra uomini, avrà infiammato l’opinione pubblica distogliendo l’attenzione sui possibili politici corrotti, un dramma verdiano, amore tradimento e sangue, un richiamo alle storie cantate dal tango, questo è il sangue che scorre nelle vene del Teatro Colón.
Le linee intrecciate delle vite parallele di questi invisibili protagonisti, sarebbero andate perdute nell’oblio della storia, se non fosse per il certosino lavoro di ricostruzione storica di Pedrini e Martino.
Alla morte di Vittorio Meano nel 1904, subentra l’architetto Julio Dormal che porta a termine i lavori rispettando i disegni di Meano, sia per il teatro Colón che per l’imponente Palazzo del congresso che accoglie il Parlamento Argentino.
Nel 1908 i lavori sono conclusi, seppur non definitivamente; proseguiranno negli anni successivi, arricchendo il teatro di decorazioni pittoriche. Ciò nonostante il teatro con i suoi 2487 posti, è pronto ad accogliere i più grandi artisti nella sua meravigliosa sala con 7 ordini ed un’acustica tra le migliori del mondo, frutto di calcoli precisi, del materiale utilizzato e di un gioco di spazi, rifrazioni. Nessuno aveva previsto un risultato simile.
Un sogno si realizza, il teatro assume per l’intera Argentina il valore della rinascita, rappresenta il suo riscatto sociale e nell’immaginario collettivo è la fenice che risorge dalla povertà.
Questa ora si presenta all’ Europa ed al resto del mondo con il volto di una nazione colta e ricca.
La prima assoluta è il 25 Maggio 1908. L’Aida di Giuseppe Verdi, diretta da Luigi Mancinelli, la quale sarà anche l’opera più rappresentata negli anni a seguire.
Il programma lirico di apertura è degno dei più prestigiosi teatri internazionali, grazie alla collaborazione artistica manageriale dello Stin (Società teatrale internazionale) fondata nel 1908, per contrastare la crisi profonda che l’opera stava attraversando in quegli anni, dei più bei nomi della cultura artistica presente in Italia: Ettore Mascagni, gli editori Sozogno l’agente Walter Mocchi e Emma Carelli. Si creò una rete di collaborazione con i teatri di maggior prestigio estero. Lo scambio delle compagnie tra l’Italia ed il Sud America, diventa un business internazionale, gettando le basi di una collaborazione proficua tra Il Costanzi , la Scala , Il Colón, l’Operà Comique e l’ Operà di Parigi.
Questo è lo scenario con il quale il teatro Colón diventa il tempio della lirica.
Il Colón è argentino, è espressione di un forte sentimento nazionale e le sue porte si aprono da subito anche al tango.
Nel 1910 si ballava all’interno del Colón per Carneval e la banda comunale diretta da Alfonso Paolantonio nel suo programma inserì anche dei tanghi. Questi eventi ricorrenti crearono le basi per il “Grande Festival artistico”, che dal 1928 in poi sdoganò il tango definitivamente venendo riconosciuto ed apprezzato nella sua forma artistica e poetica.
Nel 1931 una gara di canto dette il titolo di “regina del tango” a Libertad Lamarque, voce splendida, la sua interpretazione di “El dia que me quieras” rivaleggia e tiene testa con le più belle voci di oggi e di sempre, come Mercedes Sosa e Susana Rinaldi. Attendo con curiosità l’ascolto di voci nuove che sappiano con profondo equilibrio trasmettere la poeticità di questo testo, una voce come quella di Lucia Conte, potrebbe stupirci.
Da lì in poi, fu un susseguirsi sul palco del Colón le più belle orchestre di tango, Francisco Cannaro, Miguel Calo, Juan D’ Arienzo, Carlos di Sarli, Julio de Caro, Mariano Mores e tanti altri.
Nel 1964 venne presentato lo spettacolo “Tango” con Anibal Troilo, come figura centrale, lasciò il pubblico letteralmente senza fiato; ma l’ovazione più forte che il tango ancora oggi ricorda nel tempio della lirica è per Pugliese quando nella esibizione del 1985, all’età di 80 anni incantò con la grazia del suo magnetismo ed una platea intera si alzò in piedi all’urlo “ Al Colón”.
Per concludere, il 10 Marzo 2021 il Teatro Colón ha riaperto le sue porte per omaggiare il rivoluzionario del tango “Piazzolla”.
Che augurio mi faccio? Quello di poter assistere allo sdoganamento del Tango anche in Italia, la possibilità di apprezzare la sua voce grazie all’acustica perfetta dei nostri teatri lirici.
L’ipocrisia galante della cultura, della politica, della religione di mascherare la disfunzionalità dell’ individuo, della famiglia, della società, camuffando e legittimando sentimenti e azioni in profonda contradizione tra loro.
Investire nell’essere umano, significa, investire nella conoscenza di se stessi, partendo da un educazione dei sentimenti e la capacità di esprimerli anche attraverso una comunicazione conflittuale, un processo che si inizia da piccoli e non si finisce mai d’imparare.
Ecco che le donne hanno un ruolo chiave in questa evoluzione di crescita dell’ essere umano. La nostra è una consapevolezza in movimento che, è tanto più efficace, quanto come individuo singolo siamo in grado darci valore. Riconoscere ed opporsi a comportamenti e messaggi disfunzionali, offensivi, di violenza psicologica e ricattatori, nella quotidianità significa oggi, come ieri, essere esclusi e talvolta isolati. Si inizia in famiglia, tra fratelli, genitori, nonni, tra i banchi dell’asilo, tra amiche all’aperitivo, tra colleghe in ufficio, tra mamme all’uscita di scuola e tra donne innamorate.
La conflittualità è una grande risorsa, un bene prezioso, se impariamo ad esprimerlo senza temerlo è il primo passo che ci porterà verso la conoscenza e quindi alla possibilità di scelta e di libertà.
VIva la Musica, Viva le Donne, per oggi è ancora un giorno di Festa !