
La frenesia del risveglio fu il primo pensiero con il quale si confrontò Marco.
Il letto vuoto acconto a sé. La stanza leggermente schiarita dalla luce del mattino. I vestiti accumulati dalla sera prima, il pensiero delle carezze di Elena.
I primi 5 minuti determinano la riuscita della giornata.
Richiuse gli occhi e lentamente la sua mano percorse con leggerezza, dall’alto verso il basso e viceversa, l’intera lunghezza del braccio.
I piacevoli brividi lo cullavano, nella carezza.
Il sorriso si increspò sul suo viso, non chiedeva molto quella mattina, solo la forza di credere ancora un po’. A che cosa? La coccola che si stava regalando venne interrotta bruscamente.
“Il caffè è pronto”.
Né un buongiorno, né un bacio.
La quotidianità della vita con Francesca gli tolse il sogno del risveglio.
Si alzò e a sua volta non rispose, si diresse verso il bagno.
La routine quotidiana, l’impegno ormai assunto nei confronti di Francesca, la donna con la quale viveva da quindici anni, non gli impediva di instaurare un’intimità profonda con altre donne.
Sentirle definire dentro di sé in carnali e non carnali, donne espressioni del suo desiderio erotico, volgarizzava e riduceva l’arte e l’ingegno della sua seduzione, quando in verità era una vera dichiarazione d’amore verso la vita.
Ritrovò, ripensando ad Elena, la poesia che con Francesca, non sentiva più da lungo tempo.
Il riflesso del suo viso allo specchio lo bloccò, un tremore, durò una frazione di secondo, ma abbastanza da costringerlo ad appoggiare le mani al lavandino per sostenere il suo peso.
Nella sua mente rilesse l’ultimo messaggio di Elena: “Saperti sveglio accanto a lei che prendi il caffè e le sorridi, mi disturba, nella dimensione in cui gli ideali rendono coerente la mia vita”.
Le mancava, ma non poteva alla sua età pensare di abbandonare tutto per una persona appena conosciuta, per la quale, si, provava una profonda affettività; legata al piacere del sentire nella voce di Elena la reviviscenza di una sessualità assopita, di cui lui ne era l’artefice nel risveglio.
L’ aveva corteggiata con raffinata delicatezza, la stessa identica attenzione avuta per il suo braccio, in quella languida carezza mattutina.
Il loro primo incontro, un bacio al cioccolato.
Non capiva, l’incapacità intellettuale con la quale rinunciava a quella gioia terrena, che per pochi anni ancora la vita avrebbe loro concesso.
Fece scorrere l’acqua fresca e si bagnò il viso, nella testa sentì risuonare la musica di Bizet e la sua Carmen gli mormorava solleticandogli l’orecchio “ l’amour, l’amour est un oiseau rebelle”.
Elena lo avvisò “mi definisco una seduttrice di anime”.
Il sesso è solo la più piccola parte del potere di una donna, può ubriacarti intensamente anche per anni, ma la comprensione dell’accoglienza della tua anima senza giudizio, accompagnata dal calore della sessualità può far impazzire un uomo ed Elena lo stava facendo impazzire.
Francesca, gli sorrise quando entrò in cucina: “Il pane è appena tostato come piace a te, com’è andata la lezione dal maestro Francesco ieri sera?“
“Un’ovazione di potenza, la grandeur del Tango, il solito discorsetto, masticato e rimasticato, ma ha sempre il suo appeal sui principianti.“
Rise “Comunque entra perfettamente nella parte, al punto che pensi che sia vero.“
“Mi è spiaciuto non esserci, ma dovevo assolutamente completare le slides per il seminario, a proposito vuoi venire con me? Starò via tutto il weekend.“
“Potrei, devo vedere come si conclude la trattativa con la PackEnergy, siamo ad un passo per chiudere il contratto. A Mantova siamo già stati diverse volte.“
Si passò la mano sui capelli un gesto che non sapeva di fare coscientemente, ma agli occhi di Elena assumeva il giusto significato, stava mentendo, non aveva nessuna intenzione di accompagnarla.
Lo sapeva, eppure si perdeva nel suo sguardo dolce e delicato, il suo sognatore concreto.
Si alzò e gli posò un bacio sulla fronte e gli susurrò “Grazie, per ieri sera“.
Uscì dalla cucina in tutta fretta, doveva essere all’Ospedale entro le nove ed era già in ritardo.
Marco, sospirò, quando faceva così si sentiva pagato, era talmente umiliante, ma lei, neppure se ne rendeva conto.
Lei dominava, il suo saluto falso, ormai presa dagli impegni con l’ospedale i suoi studenti, lui diveniva l’uomo di casa funzionale negli aspetti organizzativi, fuori dal letto e dentro il letto.
Il tango li aveva uniti all’inizio della loro storia d’ amore, una passione travolgente tanto da trovare la forza per interrompere il suo primo matrimonio. Francesca, aveva abbandonato la sua Roma per trasferirsi a Milano e progettare una vita assieme.
Riprese il caffè, non capiva la distorsione angosciosa di questo vuoto interiore, eppure guardandosi attorno, non c’era niente fuori posto, tutto era in ordine. Ordine: la parola magica con la quale si tranquillizzò.
Passava ore a riorganizzare gli spazi e grazie alla sua predisposizione manuale a creare dove fosse necessario soluzioni di contenitori, in questo modo, ogni cosa aveva una sua collocazione.
Perché, si domandò, le donne non potessero adeguarsi ad un ordine prestabilito in natura, ognuna di loro aveva una fragranza unica, di una bellezza tale. Eppure non se la riconoscevano, rimanevano bloccate nei bozzoli di seta, non volavano; lui con le sue parole era in grado di gratificarle, vederle librarsi nel cielo, lo appagava del bisogno di umanità.
Le amava profondamente tutte, ognuna in modo diverso, risaltando le qualità intrinseche della loro personalità, soddisfacendo istintivamente le loro fragilità, le fiutava come un cane da tartufi, il suo naso e la sua bocca sceglievano per lui.
Il tango nella sua mutualità ebbe all’inizio un effetto energizzante, sia su di lui che su Francesca. Ritrovarono un nuovo equilibrio, ascoltarsi attraverso la musica gli permise di riscoprirla, l’impegno settimanale, il mettersi in gioco entrambi, qualcosa si fece strada lentamente, nell’intimità dei loro pensieri si sentirono diversi.
Il cambiamento non fu evidente a tutti, ma il maestro Francesco lo intuì.
Ricordava ancora come fosse ieri, quella conversazione, avvenuta alla fine del corso di sei anni fa.
Tutto era iniziato con un messaggio su WhatsApp, il maestro gli chiedeva di fare da supporto per una nuova allieva del corso intermedio.
Scoprì che essere ballerino uomo nel tango è una grande risorsa per il maestro ed una grande opportunità per un allievo.
I primi anni, se procedi spedito nell’apprendimento, hai l’occasione di duplicare le ore di studio gratuitamente.
Questo sodalizio, comune tra allievo e maestro che si instaura all’interno dei corsi di tango, ha poi un risvolto: quando raggiungi un livello intermedio o avanzato nel tuo studio personale, ti viene richiesta la disponibilità in ore, per inserire nei corsi donne senza partner. Può diventare in alcuni momenti pesante da gestire.
Fare da supporto per permettere l’iscrizione ad una donna senza ballerino è un vero atto di generosità soprattutto quando l’inserimento è di una principiante, pertanto un livello intermedio era interessante e piacevole.
Ancora più piacevole fu conoscere Carla.
Fu sorpreso a fine lezione sentire la mano sulla spalla e la voce di Francesco chiedergli, se avesse un momento, per fare due parole.
“Due parole” non è il termine giusto da associare a Francesco.
Non lo sopportava quando faceva così, sconfinava nei ruoli, si poneva come maestro di vita ed ora era certo che avrebbero avuto una conversazione complessa.
In effetti fu così, ma la profondità di quello che si dissero quel giorno, lo vide chiaramente solo ora.
“Il tuo istinto è cacciatore, lo si pensa e lo siamo profondamente convinti tutti, io per primo. Questo è quello che ci viene insegnato. Questo è quello che socialmente abbiamo costruito nei secoli. Non sono qui a dirti o a farti la morale, ma Carla lasciala stare.“
Mi misi a ridere, mi sentì offeso: “Ma scusa cosa dici? A me, ma tu sei il primo che prendi le misure a tutte le new entries.”
“Primo, io sono libero e tu no. Secondo, che ne sai che sia un modo mio per capire anche la persona che ho davanti. Cerco una compagna, a nessuno piace stare solo. Il mio è un messaggio chiaro e diretto potrà non piacerti, ma non uso due pesi.”
“Beh, trovo più onesto dirmi che ti interessa. E chiudiamo qui il discorso, perché se vai avanti mi offendi, ora non si può più ridere e parlare con una persona interessante per il piacere della conversazione, ma ti rendi conto almeno di quello che stai blaterando?”
Francesco, si prese il volto tra le mani, si tirò indietro i capelli, era uno sforzo tremendo contenere la rabbia che gli montava dentro, quella voce le parole di Marco, rivedeva la porta che sbatteva sua madre in cucina, il silenzio di lui bambino, non intervenne, non reagì.
“Cristo, ma non lo vedi, dove pensi che ti condurrà questo tuo modo di fare, il tango vi ha unito, vi ha dato tanto sia a te che a Francesca, vuoi buttare via tutto? È su te stesso che devi riflettere, il tuo asse lo devi centrare da solo. Sai che ti dico, non puoi scappare sempre, in fuga la vita diventa amara.”
Rosaspina Briosa ©️