ll BLOG “UN TANGO CON IL TENORE” ha raggiunto da poco un anno di vita.
Il Blog è nato per caso, sulla spinta di correnti sinergiche che inaspettatamente, senza nessun tipo di connessione si sono incrociate, un po’ come in fondo è accaduto per l’inizio del Big Bang, dando il via alla creazione del pianeta terra, così altrettanto ha preso forma l’idea di scrivere di tango e lirica.
La similitudine descritta è ovviamente in senso ironico, anche se il Blog è stato per la mia vita un vero Big Bang e le persone coinvolte, che hanno creduto e sostenuto Rosaspina Briosa, hanno in comune la stessa caratteristica: la forza di perseverare nei sogni.
Giuseppe Scarparo, Chiara Cecchinato, Alessandro Uccello con Angela Lucerna, Nicoletta Santini e l’Inviato speciale in incognito, grazie !
In un mondo sempre più virtuale, dove tutto è raccontato a tempo immediato, senza più pause per assorbire e sviluppare un proprio senso critico, al punto tale che non riusciamo più a distinguere la realtà della vita da quella che ci viene raccontata, ho pensato di ringraziarli con una breve video intervista, cercando di cogliere la loro gioia per la vita.
Il primo è Giuseppe Scarparo che una mattina di Marzo, mi chiamò svegliandomi e mi domandò: “ Svelta dammi un nomeche sto registrando il blog per te!” Così, spontaneamente e mezza addormentata il mio cuore parlò : “Un tango con il tenore“
Il video che segue è il risultato di una piacevole chiacchierata sul tango con un Maestro fuori dalle righe …
Perché per superare la violenza, bisogna ritrovare la bellezza che c’è in noi e il tango ci prende per mano per aiutarci a riscoprirla.
Perché la violenza e il tango sono suoni e fisicità, si muovono insieme, crescono con noi, si camuffano tra le pieghe della vita, ma mentre la violenza, lentamente ci paralizza, il tango ci guarisce.
La violenza è fatta, di brividi, sudore, vuoto, disorientamento, un tormento che non trova pace al punto tale che lo si nega prima di tutti a se stessi.
Questa è la violenza, una scissione dell’anima tra il prima e il dopo, non si riaggiusta, senza rinascere da un nuovo “io”.
Un nuovo io che nasce da una nuova voce. Qual è quell’elemento che unisce le voci delle donne al Tango?
Il rispetto è l’anello di congiunzione.
Difronte alla devastazione, la musica in particolare è in grado di curare la ferita dell’anima.
Il tango è musica.
Si avvicina silenziosamente e nel suo abbraccio, ricerca una fisicità fatta di vita e ogni “tanda” diventa unica in quanto incontro tra due persone. Nel ballo e nell’ascolto si esplorano le emozioni: la tenerezza, l‘accoglienza, la passione, la sensualità e il rispetto.
Il tango ha una storia lunga e complessa, nasce dal flusso migratorio di culture diverse che si sono incrociate tra Montevideo e Buenos Aires tra l’estuario del Rio della Plata tra la fine dell‘800 ed i primi del ‘900.
Attraverso il linguaggio della musica e del corpo, il tango è stato catalizzatore di un grande e continuo processo rivoluzionario sociale e culturale che ancora oggi è in atto, tanto da essere nominato, nel 2009, patrimonio immateriale dell’umanità.
Il Tango è espressione di uno sviluppo dell’emancipazione femminile straordinario, per la prima volta la donna è legittimata, attraverso un ballo, ad esprimere la sua femminilità e sensualità in pubblico. Per ballar bene il tango, la donna deve contrapporsi all’uomo, riconoscendo la sua stessa importanza, non abbandonandosi ad un ruolo passivo.
Attraverso la letra, il testo della canzone del tango, diventa così possibile esprimere quello che diversamente non sarebbe stato possibile sulla condizione femminile, ma anche su quella sociale.
Ci si sofferma tropo poco a comprendere i testi delle letre, che balliamo, presi come siamo dalla musicalità, mai ci aspetteremmo di ballare su parole poetiche, crude e taglienti come solo la vita può esserlo.
I brani che vi propongo per l’ ascolto, mi sono stati suggeriti da cari amici tangueri di Genova. Gli ho trovati molto attuali e perfetti da dedicare oggi a tutti noi, senza distinzione di donna o uomo, perché la violenza non ha sesso, non ha età , non ha colore della pelle.
“Naranja en flor”, musica di Virgilio Exposito, e letra di Homero Exposito, orchestrata da Anibal Troilo, cantata da Floreal Ruiz.
“Era più pura dell’acqua” sono le parole inziali di questo meraviglioso tango, si parla di stupro, attraverso una metafora, poiché negli anni ’20 non era ancora pensabile pronunciare questa parola ad alta voce. Solo l’acqua è l’elemento primario per la vita, nell’acqua nasciamo, dell’acqua necessitiamo per vivere e per ripulirsi dopo uno stupro. Solo un poeta avrebbe potuto con occhi amorevoli trovare un simile paragone.
NARANJAN EN FLOR – Orchestrata da Anibal Troilo, musica di Virgilio Exposito, e letra di Homero Esposito, cantata da Floreal Ruiz
Il brano successivo è: “Un crimen”, musica e letra di Luis Rubistein, orchestrata da Miguel Calò, cantata da Raùl Beron.
Il tema purtroppo sempre attuale, il femmicidio, dramma che nasce dal sentimento della gelosia.
Le parole scritte nel 1942, possiamo ritrovarle sulle testate giornalistiche di oggi: “La mia gelosia è finita in follia e nel mezzo dell’inferno mi sono perso…”.
Letra:
Mi drama señor juez es la historia Que puede comenzar por el final Ya se que en lo grotesco de mi gloria No es facil parecer sentimental La vida que le di fue una tortura Y su alma soportó mi frenesi Mis celos terminaron en locura Y en medio de un infierno me perdi Y vi neblina en sus ojos Cuando mis dedos de acero En su cuello de nacar Bordaron un collar Rodo besando mis manos Y apenas pudo gritar Su voz se ahogo sin reproche Y así mansamente tu fin??? Tengo su angustia en mis ojos Y no la puedo arrancar Yo quiero señor juez con esta historia De un crimen tan perverso y tan brutal Que no haya ni una marca en su memoria Ni sepan que era buena y le hice mal
Traduzione:
Il mio dramma signore giudice è la mia storia Che posso raccontare dalla fine.
La mia fama è grottesca e mi precede. Non è facile sembrare innamorato La vita che le ho dato è stata una tortura e la sua anima ha sopportato la mia frenesia La mia gelosia è finita in follia e nel mezzo dell’inferno mi sono perso e ho visto la foschia nei suoi occhi Quando le mie dita d’acciaio sul suo collo di madreperla hanno ricamato una collana Rotolò baciandomi le mani e riusciva a malapena a gridare La sua voce era soffocata, senza rimproveri E così dolcemente è stata la tua fine ??? Ho la sua angoscia nei miei occhi e non posso dimenticarlo Desidero signore giudichi che questa storia
un crimine così malvagio e brutale non ne rimanga il segno della sua memoria Non so più se fu bello e le feci male
Non ricordo più se fosse buona e le feci del male
UN CRIMEN, orchestrata da Miguel Calò, musica e letra di Luis Rubistein, cantata da Raùl Beron.
Per ultimo, per chiudere in leggerezza, dimensione di cui necessitiamo, per avere speranza e fiducia, un tango, la cui poeticità e il ritmo melodico e turbinoso, rende consapevoli che la felicità è l’istante di un momento.
“Lavida es una milonga”: musica di Fernando Monton, letra di Rodolfo Sciammarella, orchestrazione di Pedro Laurenz, cantata da Martin Podestà.
“La vita è una milonga e devi saper ballare, perché è triste star seduto mentre gli altri ballano.”
E con queste parole, Rosaspina Briosa, augura a tutte le donne di ritrovare se stesse!
Rosaspina Briosa ®️
LAVIDA ES UNA MILONGA. orchestrazione di Pedro Laurenz, musica di Fernando Monton, letra di Rodolfo Sciammarella, cantata da Martin Podestà.