
Il primo articolo di una pagina di blog non è mai facile da scrivere.
La mente sollecitata da suoni e ricordi, mi ha messo profondamente in crisi. Scegliere, comportava la spiacevole sensazione di escludere qualcosa o qualcuno e questo non era l’inizio che volevo dare. Poi come spesso accade, la soluzione si presenta semplicemente davanti a te.
Due nomi, due icone opposte, con due vite profondamente diverse, ma la stessa autentica passione per la musica le accomuna.
Tita Merello, cresciuta in Argentina, Buenos Aires, nella povertà più assoluta, dove la paura e la vergogna, la spinsero ad esibirsi giovanissima al “Ba ta clan”, un teatro vicino al porto frequentato da marinai e gente malavitosa. Toti Dal Monte, giovane bambina orfana di madre all’età di sei anni, cresce protetta dall’affetto di suo padre, maestro di musica che intuisce la sua predisposizione musicale e la indirizza allo studio del pianoforte al conservatorio di Venezia. Per 8 anni vi si dedica con estremo impegno. Non sarà mai una pianista, le sue mani sono troppo piccole, non riesce a coprire un’ottava. È il sostegno del padre a darle forza di riciclarsi e l’insegnamento di Barbara Marchisio, celebre contralto, a curare la sua formazione di canto, senza chiedere alcun compenso. Ben diverso è il percorso di Tita Merello studia da sola e impara dalla vita di strada come proteggersi, utilizza il canto come arma di seduzione e prepotenza per difendersi. Arricchisce la sua voce di quella forza graffiante e passionale dettata da chi sa cosa significa soffrire la fame. Toti Dal Monte, nella cura ammirevole di chi credeva in lei, rafforza la sua volontà e determinazione tanto che a soli 23 anni debutta nel 1916, al Teatro alla scala di Milano in Francesca da Rimini di Zandonai nella parte di Biancofiore. La voce di Toti Dal Monte sapeva commuovere nel profondo chi l’ascoltava, aveva mantenuto la fiduciosa dolcezza che non si spezza difronte ai dolori più profondi della vita. Questo era il segreto della sua voce, la sua personale sensibilità e bontà d’animo le permisero di raggiungere interpretazioni così sincere da essere considerata da Toscanini la sua beniamina. Ragguardevoli le interpretazioni di Butterfly di Puccini, non disponiamo purtroppo di registrazioni con un suono pulito e l’ascolto diviene difficile se non si ha l’orecchio allenato. Il suo nome tra i giovani appassionati gira poco, perché le registrazioni storiche disponibili su youtube sono rare, ed è, soprattutto grazie a al concorso internazionali per cantanti che si tiene a Treviso ogni anno, che il suo ricordo rimane caro a tanti. Nel 1916 mentre Toti Dal Monte apre la sua carriera lirica nei più bei teatri italiani, Tita Merello compiva 12 anni e cantava a squarciagola scalza per strada, attirando già allora gli sguardi talvolta lascivi dei passanti, catturati dal quel suono angelico e passionale che la caratterizzò nel suo repertorio da adulta. A soli 18 anni Tita Merello debuttò nel1922 come corista al Ba ta clan, cantò il suo primo tango “Trago Amargo” e conquistò il suo pubblico, con il suo sarcasmo e la sua presenza scenica. Da lì in poi nessuno più la fermò, teatro, cinema e radio, tutto prese con quella fame negli occhi che urlavano sono viva! Nello stesso anno Toti Dal Monte era ormai una soprana lirica internazionale: una primadonna mignon intimamente legata alla propria veneticità, da un cuore semplice e puro, perché, nella sua intimità non aveva mai lasciato la mano di quella bimba che nel suo lettuccio cercava ancora la mamma.
Ho scelto due brani tra i tanti che ho ascoltato. Una deliziosa Toti Dal Monte nel ruolo di Rosina, tratto dal Barbiere di Siviglia di Rossini e una mirabile interpretazione di Tita Merello nel tango milonga di Francesco Canaro “Se dice de mi” . Entrambe esprimono con il canto la voglia di non essere più la marionetta di nessuno e nella consapevolezza di sapere “chi sono” e “cosa vogliono” si oppongono ad una società patriarcale, che ahimè, ancora oggi vige. Tra i due testi scorre un secolo, ma la freschezza di dei brani e l’interpretazione di queste meravigliose “Divine” mette ancora oggi i brividi e rende attuale le due figure femminili.
Rosaspina Briosa – Un tango con il tenore – © Tutti i diritti riservati
Note: Gazzettino 25 Gennaio 2015 Toti Dal Monte voce mai spenta
Note: La Tita de Buenos Aires di Marisa D’ Agostino