LE “DIVINE” NELL’OPERA E NEL TANGO

Maria Callas – Paquita Bernardo

New York , 16 Settembre 1968

La luce dello specchio le rimandava il suo sguardo, ancora febbricitante per la grande emozione condivisa con il pubblico del Metropolitan.

Ricomporsi, ritornare emotivamente al qui e ora era uno sforzo intenso.

La voce era uno strumento tecnicamente perfetto, ma perché suonasse con quel pathos richiedeva l’immedesimazione totale e per fare ciò, lei si esponeva nuda, all’intimità emotiva.

La sua Lucia era lei stessa.

Sentì, in quell’attimo nel quale stava ancora vibrando per gli applausi ricevuti, un bussare deciso. Iniziò focalizzare il camerino attorno a sé, i piedi ancorati al pavimento e le mani non tremarono più. Silenzio.

Chi poteva essere?

 Gettò velocemente il batuffolo di cotone che teneva tra le mani nel cestino, si girò e disse: «Avanti.»

Non ci furono parole, entrambe nel silenzio con lo sguardo si abbracciarono, perché quell’energia inspiegabile illuminava ed inumidiva entrambe.

La consapevolezza del tempo e dell’orgoglio che le aveva tenute lontane, all’improvviso svanì……… non erano Divine erano Donne.

Oggi 8 Marzo 2021, ho voluto ricordare l’unico incontro avvenuto tra Callas e Tebaldi, perché anche la storia può essere riletta e possiamo noi donne evidenziare la collaborazione e non la rivalità, sia dal punto di vista artistico, lavorativo, familiare e sociale.

 Possiamo essere consapevoli dei ruoli e dell’immaginario che nei secoli ci sono stati cuciti addosso, ma di cui oggi abbiamo il diritto di rivendicare con determinazione. Siamo noi a decidere, perché valiamo e perché i tempi sono maturi per non farci tirare i fili come burattine, da stereotipi culturali che ormai ci stanno stretti.

L’inconscio archetipo ci vuole remissive e angeliche nell’immaginario collettivo o donne vampiro, estremamente sensuali in controllo del nostro potere seduttivo. Un contrasto forte con la realtà quotidiana, dove le donne sono invece sempre di più oggetto-sessuale e sempre di più economicamente non indipendenti, al punto tale, che la situazione attuale del Covid ne ha messo in evidenza la drammatica fragilità.

E se per l’opera ho voluto ricordare l’incontro tra Callas e Tebaldi, per il tango ho un solo nome da proporvi oggi: Paquita Bernardo, la signora del bandoneòn, giovanissima creò una sua orchestra in un momento storico non meno difficile di quello di oggi, dove la musica era il regno degli uomini e dove le donne in Argentina negli anni 20 erano come quelle di oggi ancora remissive.

Un talento, ed un amore per la musica che la porterà a rinunciare ad una dimensione femminile per rimanere completamente libera. Lo stesso Gardel desidera cantare sulle sue note e un giovanissimo Osvaldo Pugliese suona con lei, fu la sua fortuna, perché gli permise di accostarsi alla parte femminile che ogni uomo ha dentro di sé, confrontarsi con essa gli permise di rompere gli schemi musicali ed osare.

Paquita morirà a 25 anni per Tubercolosi, troppo presto, riuscì comunque a lasciare dietro di sé, le tracce del suo profumo.

Un altro profumo intenso, questa volta tutto italiano è quello di Emma Carelli, ma di lei parlerò nei prossimi appunti di viaggio. Anche il suo un profumo che rimase soffocato per troppo tempo, perso come tanti altri splendidi profumi di donne artiste, giornaliste, scienziate, politiche, profumi che la storia scritta da uomini per una società maschile tende a dimenticarsi.

È il profumo di donna che risveglia in ognuno di noi la parte migliore. Lasciatevi sedurre da questo profumo, non temetelo uomini e donne, noi ragazze siamo destinate a compiere cose grandi!

Rosaspina Briosa – Un tango con il tenore – © Tutti i diritti riservati

Paquita La flor de Villa Crespo
Renata Tebaldi: Cilea-Adriana Lecouvreur, “Io son l’umile ancella”.
Maria Callas: Bellini-Norma, “Casta Diva”

TOTI DAL MONTE E TITA MERELLO: L’indipendenza delle donne nella lirica e nel tango

Tita Merello – Toti Dal Monte

Il primo articolo di una pagina di blog non è mai facile da scrivere.

 La mente sollecitata da suoni e ricordi, mi ha messo profondamente in crisi. Scegliere, comportava la spiacevole sensazione di escludere qualcosa o qualcuno e questo non era l’inizio che volevo dare. Poi come spesso accade, la soluzione si presenta semplicemente davanti a te.

Due nomi, due icone opposte, con due vite profondamente diverse, ma la stessa autentica passione per la musica le accomuna.

Tita Merello, cresciuta in Argentina, Buenos Aires, nella povertà più assoluta, dove la paura e la vergogna, la spinsero ad esibirsi giovanissima al “Ba ta clan”, un teatro vicino al porto frequentato da marinai e gente malavitosa. Toti Dal Monte, giovane bambina orfana di madre all’età di sei anni, cresce protetta dall’affetto di suo padre, maestro di musica che intuisce la sua predisposizione musicale e la indirizza allo studio del pianoforte al conservatorio di Venezia. Per 8 anni vi si dedica con estremo impegno. Non sarà mai una pianista, le sue mani sono troppo piccole, non riesce a coprire un’ottava. È il sostegno del padre a darle forza di riciclarsi e l’insegnamento di Barbara Marchisio, celebre contralto, a curare la sua formazione di canto, senza chiedere alcun compenso. Ben diverso è il percorso di Tita Merello studia da sola e impara dalla vita di strada come proteggersi, utilizza il canto come arma di seduzione e prepotenza per difendersi. Arricchisce la sua voce di quella forza graffiante e passionale dettata da chi sa cosa significa soffrire la fame. Toti Dal Monte, nella cura ammirevole di chi credeva in lei, rafforza la sua volontà e determinazione tanto che a soli 23 anni debutta nel 1916, al Teatro alla scala di Milano in Francesca da Rimini di Zandonai nella parte di Biancofiore. La voce di Toti Dal Monte sapeva commuovere nel profondo chi l’ascoltava, aveva mantenuto la fiduciosa dolcezza che non si spezza difronte ai dolori più profondi della vita. Questo era il segreto della sua voce, la sua personale sensibilità e bontà d’animo le permisero di raggiungere interpretazioni così sincere da essere considerata da Toscanini la sua beniamina. Ragguardevoli le interpretazioni di Butterfly di Puccini, non disponiamo purtroppo di registrazioni con un suono pulito e l’ascolto diviene difficile se non si ha l’orecchio allenato. Il suo nome tra i giovani appassionati gira poco, perché le registrazioni storiche disponibili su youtube sono rare, ed è, soprattutto grazie a al concorso internazionali per cantanti che si tiene a Treviso ogni anno, che il suo ricordo rimane caro a tanti. Nel 1916 mentre Toti Dal Monte apre la sua carriera lirica nei più bei teatri italiani, Tita Merello compiva 12 anni e cantava a squarciagola scalza per strada, attirando già allora gli sguardi talvolta lascivi dei passanti, catturati dal quel suono angelico e passionale che la caratterizzò nel suo repertorio da adulta.   A soli 18 anni Tita Merello debuttò nel1922 come corista al Ba ta clan, cantò il suo primo tango “Trago Amargo” e conquistò il suo pubblico, con il suo sarcasmo e la sua presenza scenica. Da lì in poi nessuno più la fermò, teatro, cinema e radio, tutto prese con quella fame negli occhi che urlavano sono viva! Nello stesso anno Toti Dal Monte era ormai una soprana lirica internazionale: una primadonna mignon intimamente legata alla propria veneticità, da un cuore semplice e puro, perché, nella sua intimità non aveva mai lasciato la mano di quella bimba che nel suo lettuccio cercava ancora la mamma.

Ho scelto due brani tra i tanti che ho ascoltato. Una deliziosa Toti Dal Monte nel ruolo di Rosina, tratto dal Barbiere di Siviglia di Rossini e una mirabile interpretazione di Tita Merello nel tango milonga di Francesco Canaro “Se dice de mi” . Entrambe esprimono con il canto la voglia di non essere più la marionetta di nessuno e nella consapevolezza di sapere “chi sono” e “cosa vogliono” si oppongono ad una società patriarcale, che ahimè, ancora oggi vige. Tra i due testi scorre un secolo, ma la freschezza di dei brani e l’interpretazione di queste meravigliose “Divine” mette ancora oggi i brividi e rende attuale le due figure femminili.

Rosaspina Briosa – Un tango con il tenore – © Tutti i diritti riservati

TOTI DAL MONTE “Rosina” dal Barbiere di Siviglia di Rossini
TITA MERELLO “Se dice de mi” di Francesco Canaro

Note: Gazzettino 25 Gennaio 2015 Toti Dal Monte voce mai spenta

Note: La Tita de Buenos Aires di Marisa D’ Agostino